EROINA, UNA FERITA ANCORA APERTA!
- resethica
- 30 lug 2022
- Tempo di lettura: 5 min
Quando sentiamo parlare di eroina, per effetto quasi di un automatismo, la nostra mente corre all’immagine del “tossico” completamente snaturato che brancola forsennatamente per le stazioni, alla disperata ricerca della “roba”. Relegare il fenomeno dell’eroina alla triste realtà degli anni ’80 sembra essere un passaggio completamente naturale, quasi scontato.
Così i cucchiai forati, le siringhe usate e gettate per strada, i quartieri da evitare perché frequentati da “tossici”, le rapine fatte per poter acquistare una dose, sembrano essere ormai racconti datati, appartenenti al passato. Eppure, così non è, perché l’eroina è tornata, o - sarebbe più corretto dire – non se n’è mai andata. Senza troppe difficoltà, possiamo quindi affermare che quanto osserviamo oggi non è poi così distante dal crudo racconto riportato nell’intramontabile “Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino”, un’opera che ha avuto il coraggio di raccontare a voce alta le difficoltà di un’esistenza segnata dalla dipendenza da eroina. L’eroina quindi uccide, ancora!
Per lungo tempo, la percezione collettiva di tale piaga sociale è rimasta, per così dire, latente. Drammatico è stato, infatti, il cambio di rotta che si è registrato negli ultimi quarant’anni. Alla fine degli anni ‘80 e all’inizio del decennio successivo, il dramma indotto dall’eroina e dal diffondersi di un’epidemia di HIV aveva portato ad una vera e propria “reazione collettiva”. Il problema venne quindi affrontato seriamente e diversi furono gli accorgimenti adottati: si optò per una maggiore informazione in merito alle droghe e all’AIDS, con vere e proprie campagne di sensibilizzazione operate sia attraverso l’impiego di mass media che a livello capillare, tramite discussioni e convegni nelle scuole. Tali attività ben presto ebbero l’esito auspicato e la questione si stabilizzò. Nel corso del tempo questa stabilizzazione si è però trasformata in una quasi totale indifferenza al tema.
In primo luogo, nel 2005 gli operatori delle ASL cessarono di tenere lezioni sulle droghe nelle scuole. Questo era sicuramente uno dei punti di forza della lotta all’eroina. Posta l’intrinseca delicatezza e fragilità del periodo adolescenziale, fornire un effettivo e reale supporto a ragazzi che attraversano questo periodo rappresentava, non solo un’importantissima forma di prevenzione, ma anche la possibilità di formare, in un’ottica futura, degli adulti più consapevoli.
Inoltre, è stato sicuramente deleterio il tempismo, in quanto si registra in quegli stessi anni un crollo del prezzo dell’eroina. In Europa, il costo arriva addirittura a diminuire di oltre il 70%.
Un tale binomio ha quindi portato a conseguenze disastrose in termini di consumo, con conseguente aumento del tasso di mortalità per eroina.
I dati sono allarmanti: nel 1985 il numero dei consumatori si aggirava intorno ai 91 mila, nel 2019 tale numero arriva intorno ai 235 mila, così come riportato dallo studio dell’EMCDDA (European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction). Inoltre, i dati forniti dall’Istituto di Fisiologia Clinica (IFC) del CNR mostrano come tra i quindicenni l’eroina sia tra le droghe più diffuse, seconda solo alla cannabis. I millennial e la generazione Z sono quindi sempre più spesso vittime di un prodotto a basso costo e di una grave disinformazione; una tale maggiore accessibilità a questa sostanza ha quindi fatto sprofondare nuovamente i giovani nel baratro degli anni ‘80.
In un siffatto - già complesso - quadro, le difficoltà sono state ulteriormente acuite dal lockdown e dalla chiusura globale dovuta alla pandemia da Covid19.
Vi sono comunque delle significative differenze tra il fenomeno odierno e l’ondata di eroina degli dell’epoca dell’edonismo sociale e politico. Il consumatore tipico è mutato nel corso del tempo. Nella prima fase della storia dell’eroina nel nostro paese, il fenomeno del consumo interessava per lo più il genere maschile ed era espressione di una ribellione tipica di una classe sociale molto spesso emarginata e in difficoltà. Il consumo era infatti diffuso nelle periferie delle grandi città e frequentemente in prossimità di grandi agglomerati urbani di abitazioni popolari.
Il fenomeno sembra ora fare, invece, sempre meno discriminazioni di genere e di condizione socioculturale. La dipendenza interessa spesso anche le donne e, soprattutto, la diffusione ha una portata essenzialmente giovanile. Queste diversità sembrano sottolineare nei consumatori di oggi un significativo grado di fragilità, emblematici sono i dati riportati dalla “Relazione europea sulla droga 2022”, i quali mostrano, ad esempio, come l’età media al primo consumo sia 23 anni e come il prezzo al dettaglio dell’eroina sul mercato sia diminuito nell’ultimo decennio a fronte invece di un innalzamento della purezza al dettaglio della sostanza.
Una parola chiave ad oggi sembra essere quella della “polidipendenza”, per cui l’assunzione dell’oppioide avviene spesso tramite mix, in cui la sostanza viene accostata ad altre di diversa natura e diverso effetto, come la cocaina e la ketamina. Il Rapporto Europeo sulle droghe del 2020 ha illustrato come sia mutata la modalità di assunzione della sostanza, attualmente per lo più sniffata o fumata. È quindi sempre più frequente un utilizzo occasionale di simili sostanze.
Il fatto che l’utilizzo delle siringhe sia ormai infrequente possiamo ben dire che ha comportato un mutamento nella percezione, a livello di immaginario collettivo, della gravità di questa dipendenza. È quindi lontana l’idea del “bucato” completamente cachettico, segnato da un deturpamento fisico tale da essere ridotto ad uno “scheletro vivente”.
Questo sconta però il problema di una banalizzazione del rischio, i giovani, infatti, sono sempre più convinti di poter fare uso di tale sostanza una tantum e di potersene discostare autonomamente e velocemente. Però, nonostante questo mutamento di percezione, la realtà delle dipendenze rimane, ora come allora, altamente degradante.
L’aspetto forse maggiormente toccante di tutto questo è indagare, fino a dove possibile, le ragioni alla base di un tale utilizzo. L’ondata degli anni ‘80 sembra essere il frutto di una profonda delusione politica avvertita a livello sociale nelle classi meno abbienti. In tal senso, vi sono molte dichiarazioni rilasciate da coloro che furono vittime di questo fenomeno. Una tagliente raffigurazione del contesto socioeconomico dell’Italia di quegli anni è fornita dalla tanto realista quanto criticata opera cinematografica di Caligari “Amore tossico” (1983). La caratteristica di questa produzione è quella di avere un cast artistico composto da attori che hanno personalmente vissuto la tossicodipendenza, permettendo una ricostruzione efferatamente veritiera. Michela Mioni, attrice protagonista nel film, ha chiaramente espresso in un’intervista, che l’eroina per i consumatori della sua epoca era per lo più una forma di ribellione ad un disagio sociale estremamente radicato.
Il consumo invece sembra oggi più fine a se stesso, al momento di utilizzo della droga.
Si deve, poi, dare evidenza di una grave carenza in termini legislativi. I Ser.D. e i centri di recupero hanno più volte espresso il loro senso di “abbandono”, dovuto alla diminuzione di personale e alla riduzione dei finanziamenti loro destinati. Questo settore è stato forse la vittima più grande dei vari tagli alla sanità che si sono succeduti negli ultimi decenni. Diviene quindi sempre più sentita la necessità di una reazione sociale e legislativa al problema. Un ruolo centrale nella formazione dell’individuo è svolto sicuramente sia dalle famiglie che dagli istituti scolastici, ed è quindi necessario che vengano assistiti maggiormente in questa attività di prevenzione.
L’impiego di queste sostanze è sicuramente espressione di una grave fragilità interiore, il supporto istituzionale deve essere la strada da percorrere, ricordando che l’illusione di una Italia guarita dall’eroina continua a creare gravi fratture sociali nonché umane.
Sara Baccan
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