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L’Intelligenza Artificiale nel Mondo della Giustizia

Il termine intelligenza artificiale (IA) è stato coniato nel 1956, ma l'IA è divenuta oggi ancor più popolare, vista la crescita nel volume dei dati, lo sviluppo degli algoritmi avanzati e dei miglioramenti nella potenza di calcolo e di archiviazione.

Le prime ricerche effettuate sull'intelligenza artificiale, negli anni Cinquanta, si focalizzarono sulla creazione di programmi capaci di imitare il ragionamento umano e le deduzioni logiche. Oggi, invece, l'intelligenza artificiale si è evoluta per fornire molti vantaggi specifici in diversi settori, tra cui sicuramente quello della giustizia.

A tal proposito, un’importante applicazione dell’IA in tale ambito riguarda il machine learning, una branca che riesce a fare previsioni basandosi sui dati a disposizione. Il caso più recente e curioso è quello relativo al primo assistente legale di intelligenza artificiale, che ha varcato la soglia di un tribunale degli Stati Uniti per difendere un uomo che ha presentato ricorso contro una multa per eccesso di velocità. Ideato dalla società DoNotPay, fondata dallo scienziato informatico Joshua Browder, l’avvocato virtuale ha funzionato attraverso un’applicazione scaricabile sullo smartphone (DoNotPay, appunto): l’IA, già addestrata sulla base di dati relativi a precedenti casi giudiziari, ascolta ed elabora le argomentazioni dei giudici in aula. Dopodiché, indica all’imputato che cosa dire tramite un auricolare.

DoNotPay punta ad affermarsi come «il primo avvocato-IA del mondo», come sottolinea Browder, con un costo di trentasei dollari ogni tre mesi.

Difatti, l'intelligenza artificiale collegata alla giurisprudenza e alla giustizia è un campo in rapida crescita che utilizza tecnologie avanzate per supportare il sistema legale. Questa applicazione dell'IA ha il potenziale per migliorare l'efficienza, l'accessibilità e la precisione della giustizia. Spesso però ciò porta a sollevare questioni etiche e legali riguardanti, per esempio la trasparenza, la responsabilità, la privacy e la sicurezza dei dati.Tale problema è tuttavia risolvibile, poiché l'intelligenza artificiale, se "ben addestrata", potrebbe davvero essere uno strumento per ridurre le cause civili inutili, rendere più veloce il lavoro del giudice – riducendo quindi la durata dei processi – in quanto consentirebbe di conoscere i precedenti della materia su cui si sta lavorando in pochi clicks, assicurando la certezza del diritto e aiutando gli avvocati a formulare tesi difensive innovative.

Tra le tecnologie che potrebbero cambiare questo settore, c’è anche la prediction technology, ossia la giustizia predittiva: uno strumento in corso di sviluppo che consentirebbe, tramite l’uso di un’intelligenza artificiale, di calcolare la probabilità dell’esito di una controversia giuridica, dunque di prevederne il risultato. Il vantaggio sarebbe quello di velocizzare determinate attività attraverso sistemi avanzati capaci di svolgere operazioni in maniera estremamente precisa e in tempi indubbiamente inferiori.

L'IA può fornire una stima della probabilità di successo di una determinata causa o di una determinata linea di difesa. Questo non solo aiuta a pianificare strategie legali più efficaci, ma può anche portare a decisioni più rapide e giuste.

In tale campo è risultato fondamentale trovare un compromesso con la tutela della privacy: ci si sta occupando di studi ed esperimenti riconducibili anche a questo tipo di tecnologia, all’interno del progetto Predictive Justice, che va dalla creazione di strumenti automatizzati con l’uso di intelligenze artificiali di anonimizzazione automatica (per preservare la tutela della privacy), alla costruzione di sistemi predittivi, fino al tentativo di offrire spiegazioni comprensibili sul funzionamento degli strumenti utilizzati.

Nonostante i notevoli vantaggi, l'implementazione dell'IA nell'ambito della giustizia presenta alcune sfide. La principale preoccupazione riguarda l'equità e la trasparenza. Gli algoritmi devono infatti essere attentamente studiati per evitare bias o discriminazioni. Inoltre, è importante garantire che l'IA sia utilizzata come strumento di supporto per i professionisti legali, e non come sostituto. L’intelligenza artificiale non può prendere il posto dell’expertise umana: rimane fondamentale il ruolo di professionisti per valutare e interpretare i risultati prodotti dai modelli linguistici.

L’intelligenza artificiale può sì fornire strumenti potenti e innovativi, ma in fin dei conti è la competenza umana a guidare l’interpretazione e l’applicazione di queste tecnologie.

Anche l’avvocato oggi deve quindi essere guidato a sviluppare nuove capacità e imparare nuove tecniche per ottenere questi risultati: tecniche che hanno nomi esotici come prompt engineering e few shot learning. Si tratta, in pratica, di imparare il modo migliore di dire al sistema cosa fare o insegnare a un modello tecnologico a fare qualcosa di innovativo mostrandogli pochi esempi.

In Italia, sicuramente, si deve recuperare il ritardo nella dotazione di infrastrutture informatiche e basi dati realmente accessibili per i professionisti. Grande collaborazione è stata offerta per vari progetti dal Tribunale di Genova e dal Tribunale di Pisa, che hanno dato, con il placet del ministero, delle basi dati su cui lavorare. Se però si avesse una base dati nazionale, la qualità del servizio giuridico e delle decisioni cambierebbe radicalmente, in positivo.

In ragione di ciò, è intervenuto anche il commissario europeo per la Giustizia, Didier Reynders, che afferma:

“Se Stati Uniti e Unione europea adottano un approccio comune, avremo la capacità di mettere in atto uno standard internazionale", spiega Reynders. Tuttavia, se l’imminente legge dell’UE sull’AI non sarà accompagnata anche da nuove norme statunitensi, sarà più difficile chiedere agli esperti di tecnologia di conformarsi e cambiare il modo in cui opera il settore. "Se lo si fa da soli, come nel caso del GDPR, ci vuole un po' di tempo […] – dichiara il commissario – Con un'azione reale da parte degli Stati Uniti, insieme, sarà più facile".

Il New York Times ha recentemente riportato che gli Stati Uniti sono in ritardo rispetto agli altri paesi per quanto riguarda la normativa sulla privacy, la parola e la protezione dei minori in relazione alle richieste di regolamentazione dell’IA. Gli Stati Uniti sono anche “indietro sul fronte delle normative sull’IA”, considerando che i legislatori dell’Unione Europea sono pronti a introdurre norme per questa tecnologia entro la fine dell’anno, tramite il Regolamento sull’Intelligenza Artificiale. Al contrario, la Cina ha attualmente il più completo insieme di regolamenti sull’IA al mondo.

È proprio da qui che si dovrebbe partire per affrontare al meglio tale innovazione, soprattutto in Europa e negli USA, così da poter trovare un accordo unico che possa spingere al meglio questa tecnologia, al fine di applicarla, in futuro, in qualsiasi campo.

L'intelligenza artificiale sta rivoluzionando il modo in cui il sistema giudiziario opera, offrendo una serie di vantaggi che possono migliorare l'efficienza, l'accuratezza e la giustizia nel processo legale. Tuttavia, è fondamentale affrontare le sfide etiche e garantire che l'IA sia implementata in modo responsabile e trasparente.

In definitiva, comunque, la sinergia tra intelligenza artificiale e giustizia potrebbe portare a un sistema legale più efficiente, accessibile ed equo, migliorando così la vita di individui e comunità in tutto il mondo.


Francesca Simonetti

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