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La bolla di un autistico

Secondo le stime dell’associazione Anffas (associazione nazionale famiglie di persone con disabilità intellettiva e/o relazionale) l’1% della popolazione italiana è affetta da disturbi dello spettro autistico. Si potrebbe pensare che una percentuale così bassa non abbia importanza ma così non è, perché l’autismo definisce anche la vita dei famigliari delle persone che ne sono affette.

Ma cos’è l’autismo?

Per definizione, l’autismo è un disturbo del Neurosviluppo caratterizzato dalla compromissione dell’interazione sociale e da deficit della comunicazione verbale e non verbale, che provoca ristrettezza d’interessi e comportamenti ripetitivi. È una patologia che si manifesta in varie forme, della quale non si conosce né l’origine né la cura.

Tralasciando tale definizione possiamo semplicemente vedere l’autismo come una bolla in cui il soggetto autistico vive.

Questa bolla fa percepire gli avvenimenti in modo velato, distorce le emozioni tanto da non far capire chi le sta provando, cosa sta realmente accadendo e non permette all’interessato di reagire alle difficoltà e ai pericoli come farebbe chiunque.

Spesso si scopre della convivenza con questo spettro in tenera età; non esiste un esame specifico ma lo si accerta dall’ essere semplicemente più iperattivi o meno reattivi rispetto agli altri bambini.

Lo spettro autistico ha vari livelli, perciò, si manifesta in diverse forme: alcuni bambini non parlano, altri ripetono sempre gli stessi movimenti, nei casi più comuni sono facilmente irritabili, in altri hanno tic e stereotipie completamente impercettibili.


“Ho diciotto anni, e voglio prendere la patente come tutti i miei amici”. Le persone affette da un leggero grado di autismo non sanno di essere diversi e proprio perché nessun elemento fisico o concreto (che possano vedere e comprendere) li differenzia dagli altri, vogliono vivere la vita esattamente come la vivono tutti.

Quello che non capiscono è che il loro modo di vedere il mondo e le cose che lo compongono li rende speciali, in quanto si accorgono e si soffermano su quelle piccolezze che ormai sono ignorate dagli altri.

Si potrebbe dire che l’autismo colpisce e destabilizza anche chi vive con queste persone ed in parte è vero.

Com’è possibile spiegare a qualcuno che non sa cosa sia una malattia mentale, che non può fare le stesse cose che fanno i suoi coetanei? È qualcosa di davvero difficile se non addirittura impossibile.

Spesso è complicato provare a far inserire un bambino o un ragazzo autistico in un gruppo composto da coetanei, perché molto spesso la gente ignora questo tipo di malattia e da ciò deriva la mancata sensibilizzazione dei propri figli o famigliari.


Quello del quale vorrei parlare però è di quanto queste persone siano speciali, di quanto riescano ogni giorno con la loro bontà e sensibilità ad arricchire le vite delle persone che ci convivono. Vivere con qualcuno che non concepisce il male o la furbizia, porta[S1] a sviluppare un amore puro ed incondizionato. Crescere con una persona autistica significa vivere con un eterno bambino, privo di malignità e di quei meccanismi sgradevoli che spesso la società impone.[S2] [FB3]


Attualmente in Italia ci sono differenti associazioni che aiutano i ragazzi con lo spettro dell’autismo a sviluppare le capacità sociali e relazionali che gli mancano. Esistono centri che permettono a queste persone di trovare un lavoro, mentre altri insegnano loro banalmente ad attraversare la strada e a svolgere atti tipici della quotidianità.

Sappiamo però che molte iniziative non vanno a buon fine perché vi sono persone che non svolgono il proprio lavoro come dovrebbero. Questo malfunzionamento del sistema è dovuto principalmente ad una mancanza di interesse, seguita da una carenza di fondi.

Un esempio è stato lo stanziamento di milioni di euro in favore dei disabili, tramite il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che è però destinato solo a coloro che soffrono di disabilità fisiche.

Escludendo dal quadro sociale chi è affetto da disabilità mentali, come se queste non avessero una forte incidenza sulla vita del soggetto che ne è affetto, si assiste ad una discriminazione indiretta e ad una emarginazione ulteriore di queste persone che cercano di essere e vivere le loro giornate esattamente come tutti gli altri.



Fabiola Bollino



 
 
 

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