Concludiamo oggi la breve serie di pubblicazioni “note a margine del coronavirus” pur con intrigo ed impressione verso le tante questioni etiche e morali - tutte implicazioni di questa triste storia - rispetto alle quali sarebbe senz’altro interessante esprimersi e discutere insieme.
Preferiamo tuttavia – ancorché a malincuore - che questi ethical thoughts trovino spazio nelle menti dei loro autori; così, nelle stringhe di testo che condivideremo nelle prossime settimane, parleremo di altro, perché sì, c’è altro di cui parlare.
L’idea che anima questa decisione è che, qualunque sia il suo oggetto, una riflessione conduce alla formulazione di un giudizio (più o meno definitivo).
Ecco allora che, onde evitare che questi giudizi possano rivelarsi poco lucidi o affrettati, o che il loro contenuto posso urtare la sensibilità di chi semplicemente non è d’accordo, pare più opportuno che ad interrogarsi sul perché di determinate azioni sia solo e soltanto l’attore. È ovvio che auspichiamo ogni riflessione possa tener conto della complessità dell’evento che stiamo vivendo, e che ponderate possano essere le ragioni che in questi giorni spingono ciascuno di noi ad agire.
Infine ricordiamo che tra tutti alcuni di noi sono chiamati ad una responsabilità diversa, che non riguarda direttamente sé stessi. Questi sono i medici e gli operatori sanitari che oltre a vivere il rischio in prima linea - senza avere lo spazio per fare “un passo indietro” – portano il peso di una scelta che non si dovrebbe fare. Probabilmente è da essi che dovremmo prendere esempio per dare un significato allo spirito civico di cui c’è bisogno adesso. A ciascuno di essi rivolgiamo la più profonda gratitudine: su questo c’è senz’altro poco di cui discutere.
Per tutte queste ragioni e fiduciosi nel pensiero di tutti, vi aspettiamo sul blog per discutere di altro.
Tenete d’occhio le stories!
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