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Social Egg Freezing: Una Possibile Risposta al Paradosso Sociale

Per social egg freezing si intende una tecnica di preservazione della fertilità che permette alle donne di poter programmare una gravidanza futura senza doversi preoccupare della fisiologica e crescente difficoltà nel concepimento dovuta all’avanzare dell’età. Il social egg freezing funziona nel seguente modo: la donna, una volta aver superato tutte le indagini preliminari di idoneità, fisica e psichica, verrà sottoposta a una terapia ormonale volta a stimolare le ovaie e a produrre ovociti maturi. Successivamente tali ovociti verranno prelevati e sottoposti al processo di vitrificazione, per poi essere conservati in azoto liquido a -196°.

Dal punto di vista giuridico, la conservazione degli ovociti è in genere permessa dall’art. 15 della legge sulla medicina della procreazione. Tale conservazione è prevista per un periodo di cinque anni, che può essere prorogato per altri cinque. Inoltre, almeno in teoria, per potervi accedere non sono necessarie particolari condizioni fisiche, come potrebbe essere, ad esempio, un problema di sterilità. Nonostante ciò, il ricorso a questa pratica nel diritto vigente risulta essere difficoltosa per diversi motivi; primo fra tutti, i termini di conservazione relativamente brevi. Viene infatti consigliato di prelevare gli ovociti in età molto giovane, anche prima dei 25 anni, per garantire quanto più possibile l’efficacia del risultato. Dobbiamo poi considerare che in concreto è possibile accedervi soltanto tramite indicazione medica, ovvero nei casi in cui la procreazione naturale non risulti più possibile. Vengono poi richiesti tutta una serie di prerequisiti che permettono di accedere ai metodi della medicina della procreazione, come ad esempio il fatto che la coppia sia in grado di provvedere al mantenimento e all’educazione del nascituro.

L’European Society of human reproduction and embryology suggerisce come i bambini nati con assistenza medica o tecniche di procreazione assistita siano più di 6,5 milioni, cifra che è destinata ad aumentare velocemente nel tempo. Ma cosa spinge sempre più donne a decidere di ricorrere a questa pratica?

Sicuramente il tema centrale risulta essere la parità dei sessi, la quale può essere intesa da diversi punti di vista. Primo fra tutti quello lavorativo: in un mondo sempre più competitivo, sono necessarie tutta una serie di esperienze, aggiuntive alla formazione standard, per poter riuscire a raggiungere posizioni apicali. Ci riferiamo, ad esempio, a stage, periodi passati all’estero, master per acquisire competenze specifiche. È chiaro come sotto questo aspetto la donna sia in svantaggio, il cosiddetto “orologio biologico”, e dunque la paura di non riuscire a costruirsi una famiglia propria, potrebbe spingere alla rinuncia a queste esperienze e al doversi accontentare lavorativamente per non abbandonare il desiderio di avere dei figli. Ma questo può essere interpretato anche in un’ottica prettamente sociale. Nonostante la condizione delle donne sia migliorata nel tempo, i pregiudizi nei confronti della madre in carriera risultano essere ancora numerosi. Non è ancora surreale il pensiero del fatto che le aziende valutino l’essere coniugata e in età feritile come requisito scriminante per il lavoro presso di loro. Così come ancora oggi le donne potrebbero subire mobbing per il solo fatto di essere madri. Ciò risulta essere la concezione di una cultura dove è la donna che viene ancora considerata come colei che ha il dovere di occuparsi della prole, escludendo una maggiore collaborazione del padre nelle vicende familiari. La congelazione degli ovociti potrebbe essere quindi una soluzione, che permette di arrivare, nei ritmi necessari alla società odierna, alla completa realizzazione personale evitando di dover rinunciare o alle proprie aspirazioni o alla possibilità di costruirsi una famiglia. Il vantaggio principale del social egg freezing è dunque la libertà di scelta che viene data alla donna rispetto al perseguimento dei propri obiettivi personali e alla pianificazione della propria vita familiare, riducendo anche lo stress legato alla scadenza biologica della fertilità.

Tale pratica pone però anche il fianco a diverse obiezioni. L’altro lato della medaglia, che spesso viene messo in rilievo, riguarda le pressioni socio-culturali che potrebbe essere esercitate sulla donna per ritardare la maternità, promuovendo un’ideale che preferisce la carriera professionale a scapito della vita familiare. Questa obiezione viene però anche spesso confutata sottolineando la differenza di trattamento che a oggi vi è tra donna e uomo, essendo che quest’ultimo non è costretto biologicamente a dover procreare in giovane età, non dovendo così anteporre necessariamente la carriera alla famiglia o viceversa.

Ritardare la maternità per le donne potrebbe essere, in quest’ottica, l’unico modo per raggiungere una piena parità.

Altra problematica che può essere sollevata riguarda le prospettive di salute. Bisogna sottolineare come sottoporsi al congelamento degli ovociti non è sempre efficace. La possibilità di successo va valutata in base a diversi fattori come l’età in cui viene effettuato il prelievo di questi ultimi, e il numero di ovociti che vengono effettivamente prelevati. Inoltre, anche se la donna riuscisse, tramite questa tecnica, a versare in uno stato di gravidanza, comunque potrebbe andare in contro alle complicazioni dovute all’avanzare dell’età. Le gravidanze cosiddette geriatriche, infatti, prevedono maggiori rischi sia per la donna ma anche per il feto, andando ad aumentare sensibilmente le probabilità di aborto spontaneo ma anche di sviluppo di alcune patologie cromosomiche. È necessario, dunque, che le donne siano ben informate riguardo i possibili rischi, così da poter prendere una decisione quanto più consapevole possibile. In ultimo, occorre riferirsi anche a problematiche riguardanti l’equità di accesso. La conservazione degli ovociti è infatti una pratica costosa, che può raggiungere anche i 4000 euro, ai quali va sommato il costo annuale per tenere gli ovuli congelati nella criobanca. L’accesso viene così vietato ad alcune fasce della popolazione, andando ad aumentare le disuguaglianze di carattere socioeconomico.

Per riassumere, possiamo dire come il social egg freezing risulta essere dunque lo specchio sociale del cambiamento dei ruoli dell’uomo e della donna all’interno della società odierna e dell’evoluzione rispetto alla visione della famiglia, che ricopre un ruolo importante ma sicuramente più marginale rispetto al passato. Per questo lo stato e le politiche economiche dovrebbero intervenire con la regolazione di questo fenomeno in maniera più dettagliata e specifica, al fine di ridurne quanto più possibile i potenziali rischi.

 

Elena Verderosa

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