Twitter e Musk: schiaffo alla democrazia?
- resethica
- 24 apr 2022
- Tempo di lettura: 4 min
"I invested in Twitter as I believe in its potential to be the platform for free speech around the globe, and I believe free speech is a societal imperative for a functioning democracy.”
Sono queste le parole di Elon Musk per informare il chairman dell’azienda di Twitter che l’uomo più ricco al mondo è pronto a fare una scalata ostile della piattaforma.
Si tenga conto che il plurimiliardario non è assolutamente interessato a dei riscontri economici ma il suo obiettivo è uno ed uno soltanto: tutelare la democrazia.
Ma cosa c’entra Twitter con la democrazia?
Negli ultimi anni la piattaforma dell’uccellino blu ha preso posizione per quanto riguarda la pubblicazione di alcuni tweet che avrebbero potuto offendere o addirittura incitare alla violenza, non risparmiando nemmeno i personaggi più conosciuti di tutto il mondo. Per citare un esempio celebre, durante gli attentanti di Capitol Hill dello scorso 2021, il profilo di Donald Trump è stato bloccato perché, secondo Twitter, veniva utilizzato come incentivo a comportamenti violenti; l’account ad oggi risulta ancora essere sospeso.
L’obiettivo principale di Musk è quindi quello di impossessarsi totalmente della piattaforma per permettere una maggiore libertà di espressione al fine di garantire “il corretto funzionamento della democrazia”.
Ancora, Musk nella lettera al chairman dell’azienda, continua dicendo che per rendere il social media un luogo più democratico lo privatizzerà totalmente, togliendogli così ciò che di poco aveva di pubblico: la quotazione in borsa. Non è stato comunicato nient’altro.
Possiamo dunque affermare di avere di fronte un interessante progetto che incarna profondamente ciò che democrazia non è.
Le proposte di Musk, in cui si erge garante di diritti, sono uno schiaffo alla democrazia perché il vero garante di un diritto come la libertà di espressione è lo Stato, il quale ha vissuto, in prima persona, le lotte che hanno portato a una tale conquista. In passato però le lotte non sono state di un singolo individuo ma esse erano lunghi travagli di popoli che uniti nella collettività, sono riusciti ad ottenere qualcosa che loro stessi volevano, a costo di versare il proprio sangue.
Non possiamo parlare di democrazia senza considerare il volere del popolo: siamo noi, come singoli cittadini e come società, le fondamenta della democrazia.
Ma questo Musk non sembra averlo preso in considerazione, tant’è vero che non si è preoccupato di spiegare dettagliatamente alla comunità di Twitter quale sia il suo progetto, ma si è semplicemente limitato ad esporre qualche bozza estremamente incerta.
La democrazia però funziona al contrario: di solito chi si fa promotore di diritti e libertà ha il dovere di spiegare i suoi prospetti ai cittadini visto che saranno poi loro a decidere. Sono quest’ultimi che muovono la macchina della democrazia tramite le loro scelte ed è proprio in questa decisione che si trovano le radici più profonde della libertà di espressione.
È da puntualizzare che il signor Musk non è l’unico ad avere colpe in questa storia. Solitamente il privato diventa sempre più regolatore e sempre meno regolato quando chi è incaricato di regolare (lo Stato) si mostra inerte alle novità e non si fa difensore dello spazio che gli spetta. Ciò comporta dei vuoti legislativi che vengono quindi colmati dai privati per necessità: oggigiorno, un diritto come la libertà di espressione attraverso un social media è tutelato da codici privati creati delle piattaforme stesse. Le grandi aziende come Facebook, Google, Twitter arrivano così a decidere autonomamente cosa è libertà di espressione e a censurare determinati messaggi, tutti poteri che invece hanno sempre avuto una natura pubblica.
A riguardo non si vuol certo dire che queste piattaforme debbano essere interamente nelle mani dello Stato, ma ci si augura che un giorno il controllo dei messaggi condivisi non passi da un singolo uomo, mosso dalle sue scelte, ma da un ordine pubblico con le sue garanzie. Un diritto costituzionale come la libertà di espressione deve essere tutelato da un potere pubblico che attraverso la Costituzione ne garantisce i sistemi di controllo.
Inoltre, la sorveglianza dello Stato su queste piattaforme risulta necessario non solo per garantire dei diritti al fine di evitare possibili derive autoritarie ma anche per congiungere la legge con la sua comunità. Lo Stato, conoscendo e incarnando il legame tra società e diritto, applica la legge con il significato che la storia ha dato a quelle parole. Prendiamo il caso in questione della libertà di espressione: ciò che Musk definisce libertà di espressione è differente rispetto a ciò che un normale europeo intende. Essa, infatti, viene interpretata in maniera diversa in Europa rispetto all’oltreoceano: il nostro continente ha vissuto periodi estremamente bui, durante i quali la parola è stata storpiata con il fine di annientare l’individuo. Non sorprende quindi che, ancora oggi, la nostra comunità porti le cicatrici di quelle ferite che si riflettono inevitabilmente in un più ristretto campo di libertà di espressione se confrontato a quello degli Stati Uniti. Il collante tra diritto e società, quindi, non può che essere rappresentato dal potere pubblico perché quest’ultimo conosce profondamente il passato che ha portato a formulare tale legge.
L’ulteriore legame tra potere pubblico e società ci spiega che noi oggi non siamo semplici spettatori di una battaglia in cui un uomo con qualche capello bianco (lo Stato) è ormai stanco di pretendere. La democrazia richiede un impegno attivo e per questo motivo non possiamo e non dobbiamo credere a un diritto che ci arriva dall’alto, già pronto e impacchettato. Noi come cittadini siamo il motore della democrazia e non dei semplici clienti che usufruiscono di un servizio.
Insomma, l’uomo dai capelli bianchi si è seduto fiacco vicino la finestra della sua casa antica da dove intravede il giovane vicino che dalla sua villa d’avanguardia regala diritti e libertà; ciò che spetta a noi oggi è smetterla di essere semplici spettatori e iniziare a difendere quell’antica casa, perché il rischio che all’uomo dai capelli bianchi rimanga solo la sedia è dietro l’angolo.
Luca Crepaldi
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