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Un mondo migliore

Il 23 maggio è la data in cui per la prima volta, all’età di sette anni e mezzo, ho pianto consapevolmente per un’ingiustizia profonda. "Il male ha vinto il bene", così i miei genitori mi spiegarono la strage di Capaci nel lontano maggio del 2007. Allora imparai a conoscere i nomi degli uomini dello Stato che avevano rinunciato al bene più grande di cui erano in possesso per lo spirito di servizio: la vita. Nel corso degli anni ho realizzato, con una consapevolezza sempre maggiore, che il 23 maggio si era consumata una delle più atroci ingiustizie della storia. L’irragionevole morte di Giovanni Falcone però mi ha permesso di capire ciò che di più ragionevole e nobile considero esistere al mondo: donare la propria vita per gli altri, per lo Stato, per ottenere l'unico e perseguibile scopo di cambiare le cose, costruire un mondo migliore. Giovanni mi ha svelato il sentiero che volevo percorrere. Da quel giorno in poi mi sono sentita come un missionario che, con un leggero zaino in spalla, parte per paesi lontani, sacrificando tutto per donare un sorriso o salvare una vita. Da quel giorno perseguo l’obiettivo di cambiare il mondo semplicemente con lo strumento del diritto, applicando le regole. Da quel giorno mi sono sentita sempre più fortunata di essere nata in una famiglia onesta e ho deciso di studiare il diritto anche per quei ragazzi, figli di boss mafiosi, il cui percorso di vita è stato obbligato, per quelli che giustificano i loro crimini dicendo “l’ho fatto perché lo faceva mio padre”. Da quel giorno Giovanni, ti ringrazio per quelle tue idee che oggi camminano sulle mie gambe.


Maria Falcone

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